Il 2020, l’anno delle incertezze.

Noi persone europee della classe media siamo privilegiate e non ce ne rendiamo conto. Forse stiamo comprendendo la bellezza della stabilità ora che stiamo vivendo un anno estremamente instabile. Noi degli anni 80 e 90 siamo cresciuti dentro delle strutture ben definite, attorniati dal concetto di famiglia, scuola, lavoro, amici, relazioni amorose, svaghi non troppo alienanti, mondo esterno. Durante questo 2020, tutte queste strutture sono finite in un frullatore e… power on.

La famiglia c’è ma è lontana, gli amici che sembravano autentici si sono rivelati effimeri, gli amici di sempre sono lontani, i sentimenti evolvono, non si può programmare niente ad una certa distanza spazio-temporale (non si può andare troppo lontano, non si può prenotare un viaggio in anticipo). Non si può dare per scontata la propria salute – anche se è sempre stata di ferro – perchè se non capita il Covid, magari si trascura qualcos’altro, dato che le visite di routine passano in secondo piano. Abbiamo capito l’importanza della distanza fisica, ma abbiamo difficoltà a riconoscere, accettare e gestire la distanza emotiva. Per certi rapporti che non sono “abbelliti” dalla frequentazione quotidiana, è impossibile sopravvivere perchè non c’è una vera connessione emotiva. O si è persa negli anni.

Cosa sto capendo di questo periodo? Poche cose, ma importanti. Capisco che le occhiaie profonde sono un segno di stanchezza e di lieve ma costante sofferenza, che questa esperienza mi avrà segnato per la vita – per quanto in modo blando rispetto a tantissime persone. Capisco che avere la certezza che tra una settimana sarò pronta a prendere quel treno, a vedere quel film al cinema, sarà solo un costrutto della mia mente perchè non è detto che ci sarò io, o il treno, o il cinema. Capisco che, per me, ciò che conta di più è la serenità della mia famiglia, la connessione emotiva e lo scambio di affetto anche a distanza, soprattutto a distanza. La mia felicità è saperli al sicuro, in salute, senza difficoltà economiche. La mia felicità è avere una persona con cui parlare senza maschere nè filtri – me stessa inclusa. Quest’anno ho capito che i nostri piani possono saltare in mille modi malgrado la cura con cui li abbiamo pensati. Cosa c’è di fermo allora in questo frullatore gigante che è sì il 2020, ma in fondo, la vita? Ci siamo noi. Noi siamo il miglior supporto di noi stessi, la nostra guida nel buio.

Perdersi sarà inevitabile, ma sapersi ritrovare sarà vitale.

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